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Record Mondiale del Tartufo Bianco

18-03-2024 12:06 - Storia, Mangiare, Tartufo

Guinnes dei primati


Il tartufo più grande mai ritrovato proveniva da San Miniato



All'alba di una nuova era di pace per San Miniato, l'anno 1945 fu scoperto il più grande tartufo bianco mai trovato. L'uomo che lo trovò si chiamava Arturo Gallerini e il suo cane Paris scoprì un tartufo bianco di 2.520 grammi. Come avveniva allora, i tartufi più grandi venivano spediti ad Alba e qui furono donati al trentaquattresimo presidente degli Stati Uniti d'America Dwight D. Esienhower.

Questa è la storia di un cercatore di tartufi e del suo cane


La storia raccontata ha qualcosa di mitico e abbiamo rimodellato il suo leggendario impresario come chiunque farebbe per un eroe locale. Le cose stanno così:

Il tartufaio Arturo Gallerini, detto Bego, non era uno che amava andare a cercare i tartufi fuori dalle proprie zone. C'è chi prolunga i propri tour in luoghi diversi, tutto intorno alle Colline Sanminiatesi e oltre, restando lontano per giorni, o settimane. Arturo era convinto che la terra dove viveva fosse la più ricca di tutte ed essendo molto superstizioso, se l'avesse trascurata, la terra si sarebbe indignata e avrebbe smesso di essere fertile. “Questa terra butta tartufi, e li butta bene!”, disse. Infatti, nel suo taccuino a righe, dalla copertina nera con il libretto dal bordo rosso, sono riportati i nomi di molte località ancora oggi conosciute: Pinocchieto, Piaggine, Doccia, Cambiati, Broto a Rosa, Rogacciaia, Macchiafonte, Vallina, Noceto e Vermana. Come un nottambulo, preferiva la caccia serale. Così facendo, ne trovò molti e trascrisse diligentemente tutto il suo bottino, forse sperando di far credere ai suoi amici che la sua strategia fosse giusta. Scorrendo quel quaderno a righe dove elencava tutte le pesate, i numeri erano sorprendenti: raccoglieva 14 o 15 chili ogni mese. Quasi mezzo chilo al giorno! Un giorno, Arturo andò a trovare il Parroco del suo paese di lui, un certo Marabotti che sapeva unire la dottrina con un grande buon senso e per questo era ascoltato da tutti. Sicuramente era il più onesto di tutti. Arturo gli chiese: “Come mai, prete, uno ha il diritto di andare a raccogliere un tartufo nel terreno privato di qualcun altro?” E il Sacerdote: “Res abscondita primi invenientis” che significa: “Una cosa nascosta appartiene a chi la trova per primo”. Poi aggiunse: “Vedi, Bego… il tartufo non è una cosa coltivata, non è un frutto della terra. Fa parte della terra!” Questo paragone sembrò convincere Arturo. Del resto il mestiere del tartufaio non è un po’ simile a quello della levatrice, richiede delicatezza e abilità quando è il momento di uscire. Quella notte, il 26 ottobre 1954, Arturo tornò a casa. Come sempre la prima cosa fu pesare quello che aveva trovato, che era davvero grande come un bambino. Per prima cosa chiuse a chiave la porta, poi posò il sacchetto di canapa sul tavolo. Alla luce tremolante delle candele, le scaglie di ottone emettevano un bagliore dorato. Mentre lo staccava dal muro gli anelli emettevano il solito allegro tintinnio. Paris, il suo cane bastardo, cominciò a gironzolare come al solito attorno al tavolo perché era il suo modo di partecipare alla consueta operazione di pesatura. Posò il tartufo sulla bilancia e prese l'anello. Aveva calcolato male il numero delle tacche perché l'ago della bilancia passò sopra l'asta e tornò sullo zero, l'asta si sollevò e il piatto contenente il tartufo ricadde verso il tavolo. Vai piano, Bego! Vai, vai piano! Questo è davvero un tartufo mondiale! Trattenendo l'emozione, trovò tutta la calma di cui aveva bisogno. Il tartufo pesava due chili e diciotto tacche! Bego lo scrisse sul suo taccuino nero con la copertina rossa che è ancora conservato a casa di sua figlia.




https://www.visittuscany.com/en/ideas/truffles-in-tuscany-quick-guide/
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